Donald Trump, Vladimir Putin, Silvio Berlusconi, Hitler e Stalin
Cos’hanno in comune? Sicuramente non quei bei baffoni. C’è chi direbbe che sono dei buffoni. E sarebbe anche vero, se non fosse anche che hanno causato danni così irreparabili che l’umanità ne pagherà lo scotto per varie altre generazioni.
Il problema, però, è che continuiamo a cercarli. Dovunque nel mondo, quando si presenta un uomo (o una donna – ft. Gioggia) “Forte”, “Che dice le cose che pensa”, “Che almeno dice le cose come stanno”, riscuote sempre un successo completamente fuori scala. È stato vero per Stalin e Hitler (due dei peggiori politici della storia umana), ed è vero oggi per Trump e Putin. È stato vero per Berlusconi (assurdo, eh, che oggi lo rimpiangiamo! Non è vero) ed è vero per Salvini. Eh già, esistono ancora persone che sono fiere di votare un pagliaccio che dubito sappia leggere. Non parlo di Salvini eh! No no, parlo di un tizio random che si chiama Matteo, non vorrei essere denunciato (ma tanto chi cazzo mi legge, che me frega).
E quando dico che riscuotono un successo fuori scala, non intendo dire che hanno successo, ma che ne riscuotono proprio uno Fuori Scala. Nel senso che non rientra nei parametri di valutazione normali. E perchè questo? Me lo sono chiesto varie volte. Probabilmente è sempre e solo per le solite ragioni, riducibili al becero marketing. Parlano alle emozioni. Non fanno come il “diavolo dell’Europa tecnocratica” che, in un modo o nell’altro porta argomenti (discutibili, per carità, ma ragionevoli). Loro parlano alla pancia. Come la pubblicità – e infatti non ci dovrebbe stupire che sono stati tutti uomini di comunicazione prima ancora che politici (sì, anche Putin, i servizi segreti russi sono pura comunicazione) – che ci intorta con la storia strappalacrime della bambina che porta la pesca alla mamma dicendo che è da parte del papà. O il cinghiale sullo stomaco che suona la fisarmonica.
E funziona alla grande. Questo i pubblicitari americani l’hanno capito prima di chiunque altro (i nostri ancora lo devono capire, lo fanno solo in pochi). E il fatto che funzioni così bene è un problema, perchè noi non siamo abituati a pensare prima di farci piacere qualcuno. Non è proprio così che funziona il nostro cervello. Perchè, checchè se ne voglia dire, noi le decisioni le prendiamo con la pancia, prima che col cervello. È da quì che deriva il buyer’s remorse (oggi il MAGA remorse).
Comunque, dicevo, è un problema. Perchè molte decisioni, specialmente quelle che possono influenzare il nostro futuro in modo diretto, le dovremmo prendere con un minimo di criterio. Ma sembra che non l’abbiamo mai fatto, parlando di politica. Ma è davvero così, o sto solo sparando un pessimo flusso di coscienza su un post? Sicuramente la seconda. Però seguitemi per un attimo e arriverò a dare una sembianza di coerenza a tutto quello che scriverò, giusto il tempo di riordinare le idee. Troppa fatica farlo prima di iniziare a scrivere, preferisco mostrare l’intero processo, qui (visto che altrove non posso).
Insomma, cos’hanno in comune tutti questi dittatori o pseudo brutte copie di wanna-be dittatori? Semplice: l’adorazione passiva da parte del pubblico.
E i miliardari?
Ah beh certo, non ho parlato dei vari Musk, Bezos, Zuckerberg e affini. A parte che spesso sono stati anche gli stessi pseudo wanna-be dittatori, ma tralasciamolo e facciamo finta che siano due categorie diverse.
Beh, anche loro hanno qualcosa in comune, dai moderni Musk e Bezos ai più risalenti Orsini (i nobili, non i professori) e Malatesta: sono ricchi in culo. Con ricchi in culo intendo dire che possiedono tanti soldi da poter sfamare completamente il mondo da soli (ne basta uno solo di loro). Vabbè magari no, però insomma ci siamo capiti. Musk ha un patrimonio stimato di 350 mld di dollari. Se consideriamo che gli usa hanno 350 mln di cittadini, musk ha 1000 $ per cittadino del suo paese. Se ci mettiamo anche i 200 di Bezos, i 100 di Gates, i 200 della lucertola, i 180 di Ellison e i 170 di Arnault, arriviamo a 1200 miliardi, sui 3500$ per cittadino. Però forse così non si capisce bene. Facciamo finta che tu, lettore, domani mattina ti svegli e ti dicono “oh! Ti sono appena spariti 4000€ dal conto in banca” Ecco, per te sarebbe un problema notevole. Anche se sei ricco, se ti spariscono 4000€, cazzo è un problema. Facciamo finta che tu guadagni, diciamo, 60000€ l’anno, hai una casa di proprietà del valore di 800000€, macchina 20000, investimenti, e capitale immobilizzato sui 100000. Vuol dire che tu hai circa un milione (e già così saresti comunque abbastanza ricco). Ok, 4000€ spariti sono 1/15 del tuo reddito annuale, è un bel po’. Musk avrebbe lo stesso problema se gli sparissero 1.4 miliardi di dollari. 350.000 volte i tuoi 4000€. Cioè, per intenderci. Musk è ricco come 350.000 uomini ricchi. L’inculata vera è che almeno gli Orsini e i Malatesta facevano i committenti per cattedrali, dipinti e statue, sti brutti costruiscono solo casermoni de cemento.
E comunque, li adoriamo. Li adoriamo come se la nostra adorazione ci potesse garantire di entrare a far parte, in qualche modo, di quella ricchezza, di quel potere. In sostanza, li adoriamo come si adora un dio.
L’adorazione
Questa adorazione discende da un nostro intrinseco desiderio di appartenere a quella categoria sociale che “può tutto”. Inconsciamente, non adoriamo Musk, Trump o Hitler, adoriamo quello che rappresentano. Adoriamo la ricchezza. Quindi, in realtà, adoriamo il potere. E ci sta.
Tutti vorremmo essere potenti. È il primo desiderio di qualsiasi forma di vita, il potere. Principalmente legato alla mortalità. Non vogliamo essere potenti perchè vogliamo sottomettere gli altri, ma perchè sappiamo (quasi geneticamente, ma in realtà solo socialmente) che tramite il potere non potremo essere sottomessi noi. Che non potremo essere uccisi. Che non moriremo.
Però, a questo punto, si apre un altro problema: noi non stiamo adorando il potere, stiamo adorando qualcuno che ha potere, astraendone la qualità “possessore di potere” in “potere”. In sostanza, stiamo adorando un vitello dorato.
Non sono cattolico, ma credo che chi ha scritto le storie della bibbia fosse discretamente intelligente. Ce l’ha detto anche Dio di non adorare il vitello d’oro. Ci avrebbe solo fatto pensare che ci avrebbe portato bene, ma in realtà ci avrebbe fatto sprofondare nell’abisso. E poi, d’altro canto, l’oro del vitello da chi è stato messo sul vitello?
Questa sorta di idolatria del potere è proprio mal riposta. Nel senso che, nel tentativo di adorare il potere, stiamo rinunciando a parte del nostro potere per metterlo nelle mani di chi ha già una quantità di potere non indifferente, rendendolo molto più potente di noi e autolimitandoci nel nostro anelito all’immortalità.
Di base siamo dei poveri coglioni che continuano a farsi rubare il potere dai potenti, anche contenti quando questi, con un bel sorriso stampato in faccia, ci dicono che dovremo fare sacrifici. Che la sanità è un lusso che non possiamo permetterci (loro sì, ovviamente, dicono che noi non ce la possiamo permettere). Ci dicono che le scuole costano troppo e bisogna tagliare.
Poi, ovviamente, come è sempre successo nella storia dal tempo degli egizi, che la colpa è di quelli che non siamo noi. Degli immigrati. O degli ebrei, o dei neri, o dei messicani e dei canadesi (a quanto pare). Ovviamente, avendo finito i nemici vicini, adesso la colpa (da quello che dice Trump) è anche degli europei.
La coerenza (?)
No, niente coerenza stasera, mi dispiace. È solo un rant.
Però è tutto vero, e – se vi prenderete la bega di capire cosa intendo – io vi dico:
No, stronzi, la colpa non è dei messicani e dei neri, la colpa è solo la nostra, che abbiamo continuato a regalare pezzi del nostro potere a chi lo poteva accumulare, e adesso questo ne ha così tanto che non ci possiamo più fare molto. Abbiamo continuato a votare di pancia per quello che diceva “Non tassiamo i ricchi, tassiamo i poveri” e “Il problema non sono le megacorporazioni che evadono miliardi l’anno, ma il ciabattino di provincia che evade 50€”
Il problema, miei cari, siamo noi. Ma forse sarebbe il caso di pensarci e di iniziare a cambiare qualcosa.
Foto di Darren Halstead su Unsplash (bravo questa era carina)